Escursione di una giornata intera con tema Grande Guerra.
Le Tofane sono un massiccio montuoso della catena delle Dolomiti orientali, a ovest di Cortina d’Ampezzo e a nord ovest di San Vito di Cadore, la cui vetta più alta si erge fino a 3244 m s.l.m. Totalmente appartenenti alla Provincia di Belluno, le Tofane sono circondate da tre valli principali: la Val di Fanes a nord, la Conca ampezzana a est e la Val Travenanzes a ovest, mentre il limite più meridionale del massiccio è per così dire rappresentato dal Passo Falzarego (2.109 m s.l.m.), che mette in comunicazione l’Ampezzo con Livinallongo.
Come gran parte delle cime cadorine e altoatesine, le Tofane furono teatro di cruenti scontri armati tra truppe italiane e austro-ungariche durante il corso della Prima Guerra Mondiale. Nel 1915, all’entrata in guerra dell’Italia, il fronte meridionale austriaco si trovava completamente sguarnito, e per questo i comandi militari asburgici decisero di abbandonare l’Ampezzo per trincerarsi in posizioni strategiche meglio difendibili.Lo Stato Maggiore austro-ungarico, conscio dell’insufficienza di uomini e difese, si era già rassegnato alla perdita del Sud Tirolo.
L’ala sinistra della 4ª armata italiana, risalito il Cadore e occupata Cortina d’Ampezzo (29 maggio 1915), cominciò ad assediare le roccaforti nemiche sui versanti meridionale e orientale delle Tofane, fino ad impadronirsi, il 7 luglio, di Cima Bois e Forcella Bois. Il 15 luglio, giunta l’artiglieria pesante, gli italiani cominciarono a bombardare le linee di difesa austriache (Landro, Prato Piazza-Plätzwiese e Valparola); il 20 dello stesso mese, perse la vita sul massiccio il generale Antonio Cantore, comandante della 2ª divisione italiana, freddato dal fuoco nemico durante un giro di ricognizione.
Dopo un lungo periodo di stallo, con continui bombardamenti e numerosi morti e feriti da entrambi gli schieramenti, un commando di audaci volontari feltrini, guidati dal tenente Dazio De Faveri, riuscì ad impossessarsi della vetta della Tofana di Rozes. Tuttavia, tra quest’ultima e la Cima Bois resisteva tenacemente il cosiddetto “Castelletto”, un torrione roccioso a cavaliere della Val Costeana e della Val Travenanzes, del tutto inaccessibile dal basso, che rimase in mano austriaca fino all’11 luglio 1916,quando gli italiani lo fecero saltare con una poderosa mina da 35 tonnellate di esplosivo: in quell’occasione perirono circa 150 soldati ungheresi e austriaci. Ma il fronte non avanzò.
Tra il luglio e il settembre del ’16, i militari del regio esercito italiano continuarono gradualmente l’avanzata sul massiccio, respingendo gli asburgici sulla linea Lagazuoi-Furcia Rossa e rafforzando l’invasione della Val Travenanzes sul versante occidentale, conquistando il cosiddetto “masaré” tra le Tofane di Rozes e di Mezzo, e raggiungendo i 2.886 m s.l.m. della Tofana de Inze. Il fronte sul massiccio rimase in stallo fino al novembre del 1917, quando, a seguito della disfatta di Caporetto, i soldati italiani combattenti in tutto l’Ampezzo furono richiamati d’urgenza a sud e costretti ad abbandonare le proprie posizioni, per creare un nuovo fronte sul fiume Piave, sul quale l’esercito austro-ungarico avrebbe trovato l’anno successivo la sconfitta totale e definitiva (Battaglia di Vittorio Veneto, 24 ottobre – 3 novembre 1918).
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